La crisi del latte rischia di mettere in ginocchio le Aziende zootecniche del FVG
La Fai Cisl Fvg chiede di attivare subito il tavolo di confronto
Pare non riesca a trovare pace il settore zootecnico legato alla produzione di latte bovino nella nostra regione: un alimento essenziale nella nostra alimentazione che è stato e continua ad essere bistrattato, dandone tempo fa un’immagine distorta sulla sua salubrità ed in seguito da un’economia produttiva di filiera che invece di premiare questo prodotto primario, pare giochi con prezzi al ribasso con il rischio che i produttori decidano di fare altro.
Si sperava che con l’abrogazione delle quote latte il settore zootecnico potesse avere il giusto riconoscimento economico-produttivo, in quanto poter produrre maggiori volumi poteva essere un modo per ridurre i costi fissi, afferma Stefano Gobbo segretario regionale della FAI Cisl del Friuli Venezia Giulia, considerato che il latte nazionale copre solo l’80% del fabbisogno interno. Invece siamo punto e a capo continua Gobbo.
Preoccupano gli aumenti dei prezzi legati alla produzione, ma ancor più le difficoltàche si profilano, in conseguenza del conflitto fra Russia e Ucraina, per le forniture di mais, cereale del quale l’Italia è deficitaria per circa il 50% del proprio fabbisogno.
E infatti la FAI Cisl con la CISL del FVG si uniscono alle preoccupazioni espresse dai vertici dell’Associazione Allevatori del FVG: l’aumento smisurato dei costi energetici, delle materie prime per la coltivazione dei terreni e dei concentrati per l’alimentazione degli animali, mette gli allevatori di latte bovino nelle condizioni di effettuare delle scelte definitive di abbandono di questo settore, con evidenti riflessi negativi sull’intera filiera della trasformazione che forse non vengono compresi nell’immediato dai consumatori, ma riteniamo che mai come ora si renda necessario ragionare sul soddisfare il nostro fabbisogno interno.
Mettere in ginocchio il settore zootecnico – dichiara la segreteria regionale Cisl FVG, Claudia Sacilotto – significa colpire al cuore l’agricoltura friulana in quanto queste aziende, circa 700 in regione, creano buona occupazione. Infatti oltre ad essere impiegati gli imprenditori agricoli e loro familiari, vi operano anche i dipendenti agricoli. Si stima che una azienda su tre abbia almeno 2 dipendenti.
La caratteristica del settore zootecnico, specialmente in montagna continua Sacilotto, è dare una presenza qualificata sul territorio che oltre a mantenere la presenza di aziende che producono, curano e salvaguardano il territorio. In poche parole: è un modo intelligente per combattere lo spopolamento di aree geografiche già in difficoltà.
E’ importante che in questa delicata crisi la Regione attivi quel tavolo annunciato a mezzo stampa, affermano Gobbo e Sacilotto, affinchè ognuno venga sollecitato a creare le condizioni affinchè vengano rispettate le ultime indicazioni di Ismea sul prezzo del latte alla stalla.
D’altro canto anche le aziende zootecniche dovranno evolversi, così come è emerso nella 115esima edizione di Fieragricola, che si è svolta a Verona dal 2 al 5 marzo: innovarsi con investimenti in tecnologia e genetica, altresì in campo ambientale e nelle energie rinnovabili, roboticae strumentazioni digitali, con ricerca e consolidamento di spazi commerciali sia interni che all’estero, dove il settore potrà essere vincente su qualità e salubrità dei prodotti e con il necessario ricambio generazionale.
La FAI Cisl con la Confederazione si appellano al senso di responsabilità di tutti gli attori della filiera, affinchè il tavolo istituzionale trovi le giuste risposte ed i giusti equilibri in modo tale che il settore zootecnico possa continuare ad esistere ed a dare risposte sia agli allevatori che ai consumatori.