Integrazione, inclusione, formazione e sicurezza sono, per la FAI CISL del Friuli Venezia Giulia, gli strumenti più potenti ed efficaci, per combattere i fenomeni di Caporalato e sfruttamento lavorativo presenti anche nella nostra Regione
L’arrivo in Friuli Venezia Giulia attraverso la rotta Balcanica di nuove etnie che scappano da guerre, crisi economiche e anche climatiche, espone queste persone a fenomeni di sfruttamento ed emarginazione. Diventa pertanto fondamentale creare percorsi concreti di integrazione ed inclusione lavorativa.
“Come FAI CISL – ricorda Mariangela Molaro, operatrice della FAI Cisl del Friuli Venezia Giulia – siamo sempre stati attenti e vigili nel monitorare e segnalare situazioni di lavoro sommerso e di sfruttamento presenti nel territorio. Attraverso numerose iniziative, come nel 2017 a Casarsa della Delizia insieme ad ANOLF “Il lavoro strumento di integrazione”, abbiamo cercato di sensibilizzare e dare supporto agli immigrati per aiutarli a non cadere nella trappola del lavoro irregolare o, ancor peggio, di quella del caporalato, sempre più presente nella nostra Regione, come testimoniano le numerose operazioni delle forze dell’ordine a cui va il nostro plauso, in maniera sempre più rilevante è presente anche nel nostro territorio.
Integrazione, e non certo emarginazione è la parola d’obbligo. Solo così, attraverso la conoscenza linguistica e la formazione professionale, potranno entrare nella massima legalità nel mondo del lavoro e dare il loro contribuito alla crescita economica del settore agroalimentare friulano.
Dal 2019 siamo entrati come partner nel progetto Pina-Q finanziato dal Ministero del lavoro e dell’Interno e dall’Unione Europea, per la promozione di percorsi di inclusione attiva nel settore agricolo di qualità, dove attraverso le nostre competenze e la nostra presenza sul territorio siamo riusciti a coinvolgere, oltre 100 cittadini di paesi terzi in corsi professionalizzanti e linguistici (500 ore) coinvolgendo anche aziende virtuose, ad esempio come la Vitis Rauscedo.
“Ad oggi nel territorio Pordenonese – conclude Molaro – l’attività che stiamo portando avanti è un nuovo modo di fare rete con Associazioni, Enti e Cooperative Sociali. Con la Cooperativa Nuovi Vicini, dal 2022 abbiamo iniziato una collaborazione per far conoscere ai lavoratori stranieri le attività, le tutele e i servizi che offre il nostro sindacato. Comprendere cos’è un contratto di lavoro o una busta paga e perché serve possono sembrare banali, ma per questi lavoratori, spesso spaesati, sono i primi strumenti utili per potersi difenderei dallo sfruttamento e dal caporalato.”
“Gli occupati in agricoltura di origine pakistana – ricorda il Segretario Generale FAI Cisl FVG, Stefano Gobbo – da 70 sono saliti a 1500 in 5 anni nella nostra Regione (dati INPS) ed è solo un esempio che conferma il cambio di provenienza in atto tra gli stagionali stranieri dell’agricoltura, sempre più in arrivo dai paesi asiatici e meno dell’Est Europa e transfrontalieri. Allora se per il comparto sempre di più, si denuncia una carenza strutturale di manodopera, come possiamo immaginare di non trovare soluzioni adeguate per integrare, nella massima legalità queste persone? Dobbiamo, come stiamo facendo anche a Pordenone – termina Gobbo – puntare su nuove interazioni con tutti gli attori coinvolti nella gestione del mondo del lavoro agricolo e dobbiamo assieme spingere per modificare alcune norme legislative che non facilitano l’ingresso dei richiedenti asilo o protezione internazionale nel comparto e nella massima legalità.