A RISCHIO IL COMPARTO DELLA PESCA-ACQUACOLTURA IN FRIULI VENEZIA GIULIA: manca un piano di sostenibilità sul settore ittico a livello europeo
Il nuovo piano europeo di sostenibilità presentato dalla Commissione europea preoccupa il sindacato, le imprese e gli operatori della pesca e acquacoltura
La FAI CISL FVG lancia l’allarme: “Con il nuovo piano europeo è a rischio l’occupazione nella pesca – sostiene Stefano Gobbo Segretario della FAI CISL FVG – dal 2012 al 2022 abbiamo perso 18.000 addetti a livello nazionale e il 40% a livello regionale, riducendo gli addetti a circa 350 unità in tutta la Regione.”
La Commissione Europea ha presentato un piano di azione per migliorare la sostenibilità nella pesca e nell’acquacoltura a seguito degli accordi raggiunti in occasione del COP15 di Montreal sui temi dell’ambiente.
Il piano europeo prevede un aumento delle zone protette del 30% entro il 2030.
La FAI CISL condivide le azioni a tutela dell’ambiente che mirano a promuovere l’utilizzo di fonti energetiche alternative ai combustibili fossili e di prodotti alternativi alla plastica nella pesca e acquacoltura, ma allo stesso tempo, per rendere sostenibile e equo tale processo ed evitare ricadute pesanti sulle imprese del comparto e sui lavoratori è necessario il coinvolgimento dei pescatori.
Da diversi anni le normative europee puntano alla riduzione delle quote sul pescato senza prendere in considerazione altri fattori, quali: l’innalzamento della temperatura del mare, le varie morie di molluschi vongole e fasolari, l’insediamento nei nostri mari di specie “forestiere” con conseguente modifica dell’ecosistema marino (es. le noci di mare), le flotte dei pescherecci provenienti da paesi stranieri non ancora soggetti alle regole europee, la tutela dei prodotti locali di qualità, il traffico mercantile, gli scarichi dei depuratori.
Il piano di sostenibilità della pesca e dell’acquacoltura deve essere elemento fondamentale, essenziale e strategico per fermare o limitare la continua riduzione di posti di lavoro nella pesca. Una Nazione come l’Italia, con 8300 km di costa, (in Friuli Venezia Giulia è pari a 93 km, dei quali 52 km individuati come Costa Bassa e 27 km come Costa Alta) deve sostenere questo comparto, che si riflette anche sul settore turistico enogastronomico, uno dei punti di forza del nostro Made in Italy. “Il mare è l’ambiente da cui traiamo il nostro sostentamento – sostiene Achille Ghenda di Confcoppertive Fedagripesca FVG – per cui siamo logicamente i primi ad essere interessati al suo mantenimento in buona salute. Nella nostra regione è gestita da anni, con la presenza dei consorzi di gestione.
Peschiamo all’interno delle zone protette con la valutazione di incidenza, collaboriamo con le istituzioni, enti scientifici ed Università nella ricerca e nell’attuazione di pratiche di pesca sostenibili, ci limitiamo nello sforzo di pesca, attuiamo progetti di ripopolamento. Eppure continuiamo a vedere la nostra categoria colpevolizzata – aggiunge Ghenda – ogni volta che si parla di impoverimento della risorsa e delle perdite di biodiversità; la scienza e la ricerca ci dice che quanto succede in mare e più complesso del semplice prelievo: inquinamento, anche acustico, cambiamenti climatici, costruzione di manufatti, come i campi eolici. Scontiamo ancora l’immagine di quello che è stata l’attività di pesca o di quello che è la pesca in altri mari o negli oceani, non certo nel nostro golfo.”
Il settore dell’acquacoltura deve essere considerato un comparto complementare della pesca e non di conflitto di interesse. La crisi della siccità del 2022 ha dimostrato che anche l’acquacoltura è fortemente collegata alle riserve acquifere; serve quindi, un piano in collaborazione con i Consorzi di Bonifica e la Regione per mantenere quantità adeguate alla produzione regionale, che per esempio, ha il primato in Italia per l’allevamento della trota. L’acquacoltura può compensare la richiesta di prodotto ittico dei consumatori italiani e contrastare la vendita di prodotti esteri che sempre di più occupano i banchi delle pescherie. Un prodotto di alta qualità, eseguito da lavoratori con formazione e professionalità specializzata.
Servono nuove progettualità che puntino sempre di più a una sinergia tra pesca e acquacoltura, per il benessere ambientale e la tutela della risorsa ittica, il mantenimento delle imprese e di nuovi posti di lavoro. “Per l’acquacoltura – interviene Pier Antonio Salvador Presidente API (Associazione Italiana Piscicoltori) – è essenziale implementare tutte le misure atte a sostenere il comparto alla luce della grave carenza idrica determinata dal prolungato stato di siccità. Importante poi attivare al più presto il FEAMPA per assicurare lo sviluppo sostenibile di acquacoltura e pesca.”
Un piano europeo studiato sui grandi mari europei, ma difficilmente sostenibile nell’Adriatico, che vive per l’80% di piccola pesca con una flotta dove le imbarcazioni hanno due o tre persone per equipaggio o nella maggior parte solamente l’armatore/pescatore. Una vocazione artigianale o semi che avrebbe bisogno di incentivi economici per rinnovare le motobarche o per incentivare i giovani a ritornare a questo antico mestiere. Bene le attività portate avanti dal GAC Flag del Friuli Venezia Giulia in collaborazione con i comuni, le imprese e le parti sociali. Restano però, sempre limitate le possibilità di accedere ai finanziamenti per i pescatori e le tempistiche burocratiche fanno desistere ad investire tempo e risorse. “I pescatori oggi chiedono un supporto reale al comparto ittico – aggiunge Marco Savi Segretario Regionale della FAI CISL FVG – rivedere le quote del pescato o il periodo di fermo biologico; rendere fruibile per le imprese di pesca e per i pescatori, dopo un anno dalla sua sottoscrizione, un ammortizzatore sociale concreto come la CISOA Pesca; rendere operativa la legge 60 del 17 maggio 2022 detta “Salvamare”, per permettere ai pescatori di diventare protagonisti attivi nella pulizia del mare e custodi delle zone protette; favorire infine, anche a livello economico, le imprese di pesca e acquacoltura per la certificazione di qualità del prodotto ittico, la trasformazione del pescato locale, ittiturismi e il turismo sostenibile.”