Prevenzione e contrasto al lavoro nero in agricoltura: la parola all’esperto
Per lungo tempo l’ordinamento giuridico nazionale ha combattuto il c.d. caporalato e lo sfruttamento lavorativo senza la definizione di figure di reato ad hoc e in un quadro sanzionatorio di natura contravvenzionale.
Solo con la Legge n. 199/2016 l’Italia si è dotata di una normativa adeguata in materia. L’aspetto della prevenzione del fenomeno criminale, tuttavia, è stato trascurato.
A ciò pare finalmente porre rimedio il recente Piano triennale di contrasto allo sfruttamento lavorativo in agricoltura e al caporalato adottato dal Ministero del Lavoro. Ma l’attuale emergenza sanitaria impone soluzioni immediate per la tutela di molti braccianti stranieri.
Approvato con uno stanziamento di 88 milioni di euro, il Piano triennale è articolato in quattro assi strategici:
a) prevenzione;
b) vigilanza e contrasto al fenomeno;
c) protezione e assistenza delle vittime;
d) loro reintegrazione socio-lavorativa.
Per ognuno di questi assi si individuano dieci azioni prioritarie da intraprendere, dalle quali emerge con chiarezza l’attenzione sul fronte della prevenzione del fenomeno criminale
Combattere lo sfruttamento lavorativo e il caporalato non significa solo punire i carnefici e tutelare le vittime di questi reati così odiosi, ma anche intervenire su chi ne beneficia, creando valide alternative ai canali illegali di approvvigionamento della manodopera agricola.