I pescatori del golfo di Trieste e il problema dell’inquinamento
In data 24 maggio 2019 “Il Piccolo” ha pubblicato un’interessante intervista realizzata dal videomaker Simone Modugno a due nostri iscritti: Antonio Veneziano e Gaetano d’Ambrosio con la partecipazione di Guido Doz, Consigliere AGCI Associazione Generale Cooperative Italiane Friuli Venezia Giulia.
Riduzione delle risorse alieutiche (della pesca) disponibili ed inquinamento stanno manifestando i propri effetti dannosi anche nel Golfo di Trieste; tutto ciò si ripercuote un settore già in sofferenza e sull’attività dei pescatori locali.
Sfruttamento delle risorse: “una volta vivevamo con le mormore qua in Golfo, da quasi dieci anni si sono ridotte. Così anche il pesce azzurro” – raccontano i pescatori – “il pescato si è avvicinato molto alla soglia di riproduzione e per certe tipologie di pesce è andato oltre, causando la scomparsa di molte specie”.
Rifiuti in mare: ogni levata della rete dello strascico presenta un 70% di rifiuti (la maggioranza plastica).
Potrebbe sembrare un fattore utile in quanto il pescatore, con la sua attività, potrebbe portare un contributo importante alla pulizia del mare; invece no! I rifiuti “pescati” in mare devono essere trattati come “rifiuti speciali” con un costo di gestione e smaltimento notevoli, che il pescatore non è in grado di sostenere. Dove finiscono? Di nuovo in mare!
Cambiamenti climatici: l’aumento della temperatura dei mari sta provocando anche la diminuzione del cibo alla base della catena alimentare, cioè il placton. A conferma di ciò le prime ricerche dell’OGS (Istituto Nazionale di Oceanografia e Geofisica Sperimentale) evidenziano una diminuzione del carbonio organico particellato nell’acqua, ovvero del nutrimento del sistema marino.
Trieste 30 maggio 2019
Marco Savi
Coordinatore Pesca
FAI Cisl del Friuli Venezia Giulia